Origine del nome
Bomba significa acqua (vedi dizionario di toponomastica della UTET)
E ci sono almeno tre buone ragioni che giustificano l’origine di questo nome:
la prima è data dal fatto che a 300 metri a monte del paese, lungo un anello ideale che ha per epicentro la vetta di monte Pallano, sgorgano dalla terra una serie di ben undici sorgenti: Fonte Ruscio – Cannella – Ceraso – Crocetta – Gelata – Costanza – Cacciadenti – S.Mauro Vecchio – Benedetti – Canaloni – Fontanelle, senza contare le numerosissime che si trovano sempre più giù, lungo il pendio, fino al fiume Sangro. Le carte topografiche di 200 anni fa indicano anche la presenza di un Lago S. Mauro in corrispondenza della più grande omonima sorgente d’acqua potabile del paese.
La seconda tesi che giustifica il nome è data dal fatto che il primo nucleo di costruzioni era (ed è) circondato da tre torrenti che formavano anche delle cascate rimbombanti: bombus in latino significa rimbombo, rumore.
La terza ragione è data dalla parola “mbumba” che significa acqua. Ai piccoli le mamme chiedevano “vu’ la mbumbe?”, la vuoi l’acqua?.“Mbumba” non è una parola che indica acqua solo nel dialetto bombese. Lo stesso termine “mbumba” con lo stesso significato si ritrova nel Veneto dove, tra l’altro c’è, nel comune di Cinto Euganeo provincia di Padova, un museo chiamato Cava Bomba, un museo realizzato all’interno di un’antica fornace e il nome “Bomba” gli fu dato perché c’era abbondanza di acqua. In Calabria anche troviamo la parola “mbumba” con lo stesso significato di acqua, mentre in Sicilia “mbumba” significa bevanda in genere.

Brevi cenni storici
Non si sa quale sia stato il nucleo originario di Bomba.
Certamente esistevano dei piccoli agglomerati intorno alle relative chiese (S. Mauro, Casalpiano, S. Cataldo, S. Antonio, S. Maria ecc). Probabilmente è stata la posizione a favorire lo sviluppo dell'attuale abitato.
Il nome Bomba compare nelle pergamene della Curia Arcivescovile di Chieti che riportavano le tasse pagate dalle chiese e dai "clerici". Nel 1115 troviamo che i "Clerici de Casali Plano" pagano tre tareni (tarì, moneta d'oro), S. Maurus de Bomba paga 7,5 tareni e S. Maria eiusdem castri tre tareni.
Sicuramente la presenza di un primo nucleo abitato risale a un periodo molto precedente.
Mancano di questo periodo notizie più ampie perchè i documenti relativi, in possesso dell'Archivio di Stato di Napoli, sono andati distrutti durante l'ultima guerra.
Dai Registri della Cancelleria Angioina (raccolta di notizie sul Regno di Napoli iniziata da Carlo d'Angiò), si rileva che nel 1269 Carlo d'Angiò regalò Bomba, insieme a Chieti, Lanciano, Atessa, Paglieta e tanti altri comuni della zona, ad un certo Ranulfo de Courtenay, uno dei nobili che lo avevano aiutato a strappare il Regno delle due Sicilie agli Svevi.
Qualche tempo dopo Pietro III d'Aragona, genero di Manfredi, alimentò la ribellione dei siciliani (guerra del Vespro), vinse gli Angioini nella battaglia navale di Napoli (1282) e si fece incoronare re di Palermo. Da allora ci furono due regni: quello di Sicilia sotto gli Aragonesi e quello di Napoli sotto gli Angioini.Le liti tra Angioini e Aragonesi perdurarono per decenni fino a quando nel 1442 i due regni furono riunificati da Alfonso I d'Aragona.
Tra i primi provvedimenti presi dal re Alonso ci fu quello dell'istituzione di un'imposta chiamata "focatico" che ciascuna famiglia doveva pagare. Per attuarlo fu necessario censire le famiglie del Regno. A Bomba risultarono esservi 79 "fuochi" pari a circa 400 persone.
Nel 1500 il feudo di Bomba contava 121 fuochi (circa 600 persone) ed era tenuto da Giovanni Maria Annechino. Questi nella contesa ormai secolare tra francesi e spagnoli, aveva parteggiato per il francese Luigi XII contro Ferdinando il Cattolico.
Per questo suo schieramento fu punito con la privazione de "Il castello di meza Bomba" che fu assegnato al capitano spagnolo don Diego Sarmiento.
Nella pace del 1505 tra i due contendenti, Ferdinando il Cattolico e Luigi XII, quest'ultimo volle garantiti tutti i diritti dei baroni napoletani che avevano appoggiato i francesi da Carlo VIII in poi: libertà per i nobili prigionieri: reintegro nei possessi perduti da parte di tutti i feudatari, ecc.
Non fu, però, possibile attuare l'accordo. Infatti, come era accaduto per Bomba, gli spagnoli avevano già ricompensato gli uomini a loro fedeli, e questi non volevano resittuire i premi avuti senza ottenere qualcos'altro in cambio.
Dal canto suo Luigi XII non era in grado di farfe rispettare l'accordo. E così le cose rimasero come stavano fino a quando il successore di Ferdinando il Cattolico, Carlo V, decise di amnistiare quei feudatari che avevano appoggiato i francesi restando nei loro feudi e di punire coloro che erano stati ugualmente al loro fianco mettendosi però a capo di milizie al di fuori dei propri feudi.
Uno di questi fu Giovanni Maria Annecchino che perse anche l'altra metà del feudo di Bomba nel 1534 a favore di "Giovanni Genovoyx, signore di Chalem, per sé e per i suoi eredi".
Dopo diverse vendite Bomba passò sotto la giurisdizione di Giovan Battista Marino che lasciò in eredità a suo figlio Vincenzo nel 1631.
Questi morì senza eredi nel 1674 e il feudo di Bomba tornò in parte alla Regia Corte e in parte finì ai Domenicani della Minerva di Roma.
In seguito esso fu acquistato dal cardinale Carlo Pio di Sabaudia che, essendo ecclesiastico e non potendoselo intestare, lo fece acquistare per conto suo da un certo Giuseppe Caravita. Alla morte di questi Bomba passo, per successione, al figlio Nicola Caravita.
Morto anche il Cardinale Carlo Pio, il feudo fu rimesso in vendita e fu acquistato nel 1699 dal marchese Tommaso Adimari.
In questo periodo Bomba contava 61 "fuochi" (circa 300 persone), la metà degli abitanti di due secoli prima. Gli Adimari tennero il feudo fino all'estinzione della loro famiglia che coincise quasi con l'applicazione della legge eversiva dei feudi.
Nel 1806, infatti, entrò in vigore la legge che aboliva i rapporti feudali e consentiva a tutti i contadini di riscattare le terre coltivate.
Da questo momento inizia l'autonomo cammino del Comune che, tra difficoltà ed errori procede alla ripartizione delle terre, alla loro assegnazione, alla costruzione di opere pubbliche (edifici, strade, acquedotti) che danno al paese quella struttura che vediamo attualmente.
Il Novecento si apre con la realizzazione dell'impianto di illuminazione, del cementificio, della strada di collegamento alla stazione ferroviaria, delle arcate di rinforzo alla RIpa e continua nella seconda metà con la costruzione della diga e della prima cantina-oleificio sociale d'Abruzzo per arrivare, ai giorni nostri, alla creazione della Casa Albergo per anziani, dell'Antiquarium, del Museo Etnografico e alla valorizzazione turistica del lago attraverso una serie di impianti e strutture.

Quanto esposto in questa pagina è estratto dal libro-guida turistica "Bomba e dintorni - Itinerari storico-naturalistici in provincia di Chieti" di Giuseppe Caniglia, Marilena Pagliarone, Teresa Martorella (Marino Solfanelli Editore).

Il libro è strutturato in tre parti:

- Nella prima parte vengono delienate alcune notizie storiche e suggeriti tre itinerari che fanno conoscere il nucleo centrale abitato nonchè il Museo Etnografico e l'Antiquarium.
Seguono le indicazioni per alcuni percorsi da effettuare in macchina e a piedi per visitare le frazioni di Sambuceto, Vallecupa, Sant'Antonio al Ponte, il Lago di Bomba e il Centro Sportivo con il santuario di S. Mauro.

- La seconda parte è rivolta a chi desidera stare a contatto diretto con la natura e ama fare passeggiate. Sono stati suggeriti dei percorsi per trekking, alcuni dei quali seguono tracciati dei vecchi tratturi.

- L'ultima parte può interessare il turista che prolunga la sua permanenza a Bomba e desidera conoscere anche i paesi vicini.

La Guida, inoltre, è corredata di foto, mappe e cartine geografiche che hanno lo scopo di renderne più agevole la consultazione.

E' possibile ordinare il libro scrivendo una email.


 
 
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